Alessio Del Vecchio su emergenza sociale e previsioni WMO

Riceviamo questo interessante approfondimento dal team di Alessio Del Vecchio, blogger a capo di un’azienda di servizi dedicati alla grande distribuzione organizzata, e dedito ad approfondimenti in materia di economia e commercio. Oggi ina squadra di scienziati sta vagliando tutte le condizioni per stabilire l’inizio della fase 2, della graduale riapertura dell’Italia e indicherà al governo il percorso da seguire per evitare una nuova emergenza sanitaria. Conte ha effettuato una riunione preliminare in videoconferenza con il comitato tecnico-scientifico. La parola d’ordine è procedere a piccoli passi, con enorme prudenza, per evitare che i sacrifici fatti possano andare in fumo. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte spinge perché il lockdown si realizzi in due fasi: prima le aziende, poi i cittadini. Tuttavia, manca una data certa per il vero inizio della fase 2. L’ipotesi al momento è la data del 4 maggio, ma tutto dipenderà dalle curve di contagi e dalle statistiche che si registreranno nei prossimi giorni. Quando l’indice di trasmissione sarà finalmente pari a 0, l’epidemia sarà davvero finita. Ad oggi varia tra 1 e 1,1, poiché un malato ne contagia un altro. Per poter riprendere la strada della normalità l’indice deve scendere a 0,5. L’ultimo decreto della Presidenza del Consiglio ha scadenza il 13 aprile e il prossimo baserà ogni decisione sugli ultimi dati di contagio. Saranno le piccole e medie imprese le prime ad essere toccate dalla fase 2, seppure sempre nel rispetto delle norme di sicurezza. Per martedì 14 aprile il governo non esclude la riapertura di alcuni settori produttivi. La priorità è rappresentata dalle aziende legate alla filiera del settore alimentare e della produzione agricola. La Coldiretti sottolinea quanto sia urgente procedere con la raccolta delle primizie di primavera nei campi. E’ più complicato, invece, prevedere al momento la data certa per la riapertura dei grandi centri commerciali. Agli inizi di maggio, ricorda Alessio Del Vecchio, gli altri negozi potranno sperare nella ripartenza, seppur rispettano le regole in vigore oggi per i supermercati, gli alimentari e le farmacie: ingressi contingentati dei clienti e distanza di sicurezza di almeno un metro. Non è ancora chiaro se l’apertura avverrà per tutti i settori contemporaneamente o per settori. Per i bar e i ristoranti la possibile apertura ancora non si vede – ce ne parlò anche la giornalista Gabiria Cetorelli. Si potrebbe ipotizzare dopo la metà di maggio, perché in questo caso non si può assicurare la distanza di sicurezza tra le persone che li frequentano.

Il Wto, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, ha previsto come nel 2020 gli scambi commerciali nel mondo subiranno un decremento compreso tra il 13% e il 32%, con conseguente calo del Pil tra il 2,5% e l’8,8%. In questi numeri sono riassunte le conseguenze del coronavirus sul volume degli affari nel corso di un anno. Conseguenze con effetti peggiori, rispetto a quelli registrati nel 2008 – 2009. Insieme alla statistica del Wto, arrivano anche i numeri diffusi da Coldiretti, in grado di fotografare il momento che attraversa il settore dell’agroalimentare. L’emergenza coronavirus sta avendo conseguenze importanti anche in questo comparto, dove i flussi del commercio sono in declino e per cui si stanno evidenziando carenze per alcune categorie di prodotto. E Coldiretti mostra la sua preoccupazione affermando: “Una tempesta che investe in pieno le grandi commodities agricole, considerando il cibo un elemento di interesse strategico nazionale come la difesa, la sanità e le comunicazioni”. Inoltre, Coldiretti sottolinea come la Russia, prima esportatrice di grano, ora ha diminuito le quantità per l’estero, con l Kazakistan che ha addirittura vietato ogni esportazione. In declino, anche l’esportazione di riso, uno dei cereali più usati nel mondo. Ancora Coldiretti spiega come il Vietnam abbia sospeso le consegne di riso all’estero, mentre il lockdown abbia limitato le esportazioni dall’India. In effetti precisa Alessio Del Vecchio da Roma che anche il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha evidenziato come “gli effetti della pandemia hanno fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dalla produzione agricola per l’alimentazione, l’ambiente e la salute dei cittadini” e ritiene necessario valorizzare nuovamente il patrimonio agroalimentare in Italia. 

Emergenza Coronavirus, Coldiretti lancia l’allarme: settore enologico in crisi, 4 cantine su 10 rischiano il collasso

Le tremende conseguenze della pandemia da COVID – 19 non risparmia il settore enologico. E’ Coldiretti a lanciare l’allarme, diffondendo gli ultimi dati registrati. Il fatturato del comparto ha subito un declino rilevante almeno per 4 cantine italiane su 10, il 39%, dunque. Il futuro del vino italiano, che genera un giro di affari per almeno 11 miliardi, è davvero a rischio, come l’occupazione di almeno 1,3 milioni di persone. Coldiretti/Ixè, infatti, sottolinea come le cerniere abbassate di agriturismi, bar, alberghi e ristoranti in Italia abbia inciso sulle vendite dei vini, inevitabilmente crollate; le esportazioni hanno fatto registrare un drastico decremento, causato anche dalle difficoltà logistiche e dalla disinformazione. Il settore dell’export, dunque, ha avuto le conseguenze peggiori, tenendo anche conto di come, invece, nel 2019 il comparto avesse toccato la cifra record di 6,4 miliardi di euro, per un fatturato pari al 58% del totale. 

Continua a leggere sul blog di Alessio Del Vecchio: Coldiretti annuncia, pertanto, che in assenza di vendite “le aziende non riescono a far fronte ai pagamenti e a finanziare il ciclo produttivo che, dalla campagna alla cantina, non si può fermare”. Seppur Coldiretti riconosca la bontà degli interventi statali, con conseguente stop al pagamenti di mutui, prestiti, tasse e contributi, allo stesso tempo, riconosce che “non bastano ed è indispensabile mettere a disposizione delle aziende vitivinicole liquidità sotto forma di prestiti a lunga scadenza a tasso zero e garantiti dallo Stato, pari ad una percentuale del fatturato dell’anno precedente, da erogare attraverso una semplice richiesta alle banche”. Infine, Coldiretti conclude evidenziando la necessità di velocizzare ogni forma di intervento a sostegno delle aziende, prevedendo “anche una compensazione a fondo perduto sulle perdite subite sotto forma di risarcimento del danno”. 

Alessio Del Vecchio su emergenza sociale e previsioni WMO

Riceviamo questo interessante approfondimento dal team di Alessio Del Vecchio, blogger a capo di un’azienda di servizi dedicati alla grande distribuzione organizzata, e dedito ad approfondimenti in materia di economia e commercio. Oggi ina squadra di scienziati sta vagliando tutte le condizioni per stabilire l’inizio della fase 2, della graduale riapertura dell’Italia e indicherà al governo il percorso da seguire per evitare una nuova emergenza sanitaria. Conte ha effettuato una riunione preliminare in videoconferenza con il comitato tecnico-scientifico. La parola d’ordine è procedere a piccoli passi, con enorme prudenza, per evitare che i sacrifici fatti possano andare in fumo. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte spinge perché il lockdown si realizzi in due fasi: prima le aziende, poi i cittadini. Tuttavia, manca una data certa per il vero inizio della fase 2. L’ipotesi al momento è la data del 4 maggio, ma tutto dipenderà dalle curve di contagi e dalle statistiche che si registreranno nei prossimi giorni. Quando l’indice di trasmissione sarà finalmente pari a 0, l’epidemia sarà davvero finita. Ad oggi varia tra 1 e 1,1, poiché un malato ne contagia un altro. Per poter riprendere la strada della normalità l’indice deve scendere a 0,5. L’ultimo decreto della Presidenza del Consiglio ha scadenza il 13 aprile e il prossimo baserà ogni decisione sugli ultimi dati di contagio. Saranno le piccole e medie imprese le prime ad essere toccate dalla fase 2, seppure sempre nel rispetto delle norme di sicurezza. Per martedì 14 aprile il governo non esclude la riapertura di alcuni settori produttivi. La priorità è rappresentata dalle aziende legate alla filiera del settore alimentare e della produzione agricola. La Coldiretti sottolinea quanto sia urgente procedere con la raccolta delle primizie di primavera nei campi. E’ più complicato, invece, prevedere al momento la data certa per la riapertura dei grandi centri commerciali. Agli inizi di maggio, ricorda Alessio Del Vecchio, gli altri negozi potranno sperare nella ripartenza, seppur rispettano le regole in vigore oggi per i supermercati, gli alimentari e le farmacie: ingressi contingentati dei clienti e distanza di sicurezza di almeno un metro. Non è ancora chiaro se l’apertura avverrà per tutti i settori contemporaneamente o per settori. Per i bar e i ristoranti la possibile apertura ancora non si vede – ce ne parlò anche la giornalista Gabiria Cetorelli. Si potrebbe ipotizzare dopo la metà di maggio, perché in questo caso non si può assicurare la distanza di sicurezza tra le persone che li frequentano.

Il Wto, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, ha previsto come nel 2020 gli scambi commerciali nel mondo subiranno un decremento compreso tra il 13% e il 32%, con conseguente calo del Pil tra il 2,5% e l’8,8%. In questi numeri sono riassunte le conseguenze del coronavirus sul volume degli affari nel corso di un anno. Conseguenze con effetti peggiori, rispetto a quelli registrati nel 2008 – 2009. Insieme alla statistica del Wto, arrivano anche i numeri diffusi da Coldiretti, in grado di fotografare il momento che attraversa il settore dell’agroalimentare. L’emergenza coronavirus sta avendo conseguenze importanti anche in questo comparto, dove i flussi del commercio sono in declino e per cui si stanno evidenziando carenze per alcune categorie di prodotto. E Coldiretti mostra la sua preoccupazione affermando: “Una tempesta che investe in pieno le grandi commodities agricole, considerando il cibo un elemento di interesse strategico nazionale come la difesa, la sanità e le comunicazioni”. Inoltre, Coldiretti sottolinea come la Russia, prima esportatrice di grano, ora ha diminuito le quantità per l’estero, con l Kazakistan che ha addirittura vietato ogni esportazione. In declino, anche l’esportazione di riso, uno dei cereali più usati nel mondo. Ancora Coldiretti spiega come il Vietnam abbia sospeso le consegne di riso all’estero, mentre il lockdown abbia limitato le esportazioni dall’India. In effetti precisa Alessio Del Vecchio da Roma che anche il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha evidenziato come “gli effetti della pandemia hanno fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dalla produzione agricola per l’alimentazione, l’ambiente e la salute dei cittadini” e ritiene necessario valorizzare nuovamente il patrimonio agroalimentare in Italia. 

Emergenza Coronavirus, Coldiretti lancia l’allarme: settore enologico in crisi, 4 cantine su 10 rischiano il collasso

Le tremende conseguenze della pandemia da COVID – 19 non risparmia il settore enologico. E’ Coldiretti a lanciare l’allarme, diffondendo gli ultimi dati registrati. Il fatturato del comparto ha subito un declino rilevante almeno per 4 cantine italiane su 10, il 39%, dunque. Il futuro del vino italiano, che genera un giro di affari per almeno 11 miliardi, è davvero a rischio, come l’occupazione di almeno 1,3 milioni di persone. Coldiretti/Ixè, infatti, sottolinea come le cerniere abbassate di agriturismi, bar, alberghi e ristoranti in Italia abbia inciso sulle vendite dei vini, inevitabilmente crollate; le esportazioni hanno fatto registrare un drastico decremento, causato anche dalle difficoltà logistiche e dalla disinformazione. Il settore dell’export, dunque, ha avuto le conseguenze peggiori, tenendo anche conto di come, invece, nel 2019 il comparto avesse toccato la cifra record di 6,4 miliardi di euro, per un fatturato pari al 58% del totale. 

Continua a leggere sul blog di Alessio Del Vecchio: Coldiretti annuncia, pertanto, che in assenza di vendite “le aziende non riescono a far fronte ai pagamenti e a finanziare il ciclo produttivo che, dalla campagna alla cantina, non si può fermare”. Seppur Coldiretti riconosca la bontà degli interventi statali, con conseguente stop al pagamenti di mutui, prestiti, tasse e contributi, allo stesso tempo, riconosce che “non bastano ed è indispensabile mettere a disposizione delle aziende vitivinicole liquidità sotto forma di prestiti a lunga scadenza a tasso zero e garantiti dallo Stato, pari ad una percentuale del fatturato dell’anno precedente, da erogare attraverso una semplice richiesta alle banche”. Infine, Coldiretti conclude evidenziando la necessità di velocizzare ogni forma di intervento a sostegno delle aziende, prevedendo “anche una compensazione a fondo perduto sulle perdite subite sotto forma di risarcimento del danno”. 

Senza categoria